Rieti, 6 giugno 2025.
Sono passati 81 anni da quella mattina di guerra in cui il cielo sopra Rieti si fece d’improvviso pesante, scuro, minaccioso. Era il 6 giugno 1944, e mentre in Normandia prendeva il via il D-Day, anche il cuore dell’Italia viveva la propria ora più tragica. Alle ore 9:00, un violento bombardamento alleato colpì la città. A farne le spese più gravi fu il rione Borgo, che si risvegliò sotto il fragore delle esplosioni e la polvere degli edifici sventrati.
La notte precedente, tra il 5 e il 6 giugno, le forze alleate avevano compiuto una ricognizione aerea su Rieti, segnalando una presenza consistente di truppe tedesche e mezzi corazzati nella zona urbana. I rapporti erano chiari: la città era divenuta punto strategico di transito, e la linea del fronte si muoveva veloce verso nord. Quella mattina, i bombardieri sorvolarono il cielo sabino con un preciso obiettivo: fermare l’avanzata nemica, anche a costo di colpire il cuore civile della città.
Il rumore degli aerei, il sibilo delle bombe, il boato improvviso e assordante. In pochi minuti, la vita si trasformò in macerie. Le immagini del ponte distrutto, dei binari spezzati, delle case crollate restano impresse nelle testimonianze e negli archivi, ma soprattutto nella memoria collettiva di una comunità che ha saputo rialzarsi, ricostruire, e ricordare.
Oggi, 4 giugno 2025, nella Chiesa di San Rufo, la città si stringe in un momento di preghiera e riflessione. Una liturgia celebrata da Padre Luigi e le letture di Antonio Sacco accompagneranno il ricordo, riportando voce e dignità alle storie di chi ha vissuto quella tragedia e di chi non ha avuto la possibilità di raccontarla.
Ricordare il 6 giugno 1944 non è solo un dovere storico. È un atto di civiltà. È guardare negli occhi il passato, per riconoscerne l’orrore e scegliere, ogni giorno, di camminare nella direzione della pace, della memoria viva, della responsabilità collettiva.