<C’era una volta la cortina di ferro>. Era il simbolo più forte della Guerra fredda e per anni il mondo pensava che quel muro impenetrabile, calato per dividere in due l’Europa, si fosse dissolto per sempre con la fine dell’Urss. Invece è rimasto lì, i viaggi, i rapporti diplomatici, gli scambi commerciali più semplici avevano creato l’illusione della penetrabilità: la cortina non era caduta, era diventata di vetro.

E’ questa la tesi che Micol Flammini, giornalista de “Il Foglio”, espone nel suo libro, “La Cortina di vetro” (Ed. Mondadori). Flammini, esperta di Europa orientale e Russia, raccoglie incontri, viaggi, studi e traccia una mappa dei paesi che hanno vissuto nell’orbita sovietica o nella sua ombra: Ucraina, Bielorussia, Polonia, Baltici e Balcani, ognuno con le proprie peculiarità, hanno sviluppato in trent’anni un proprio rapporto con Mosca, fatto di diffidenza o dipendenza o paura.

Ognuno di questi paesi ha continuato a percepire l’esistenza di un muro e l’inizio dell’invasione della Russia in Ucraina ai loro occhi non è stato il gesto impulsivo e inaspettato di Vladimir Putin, ma il frutto di un percorso ben preciso, che «tenevano sotto osservazione sin dall’implosione dell’Urss». Di questa storia, e del futuro che nascerà dopo la guerra, questi paesi sono i protagonisti.

Venerdì 12 maggio 2023 alle ore 18:00, “La cortina di vetro” sarà presentato alla libreria Mondadori bookstore di via Roma, 61, a Rieti.

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Micol Flammini è una giornalista del quotidiano “il Foglio”. Scrive di Europa orientale, di Russia e di Israele. Ha studiato tra Udine, Varsavia e Mosca, ora vive a Roma. È coautrice di due podcast, “Diventare Zelensky” e “EuPorn”. In libreria con “La cortina di vetro” (Mondadori).

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