• Mar. Giu 17th, 2025

🗳️ Quando il Popolo Decide: Storia dei Referendum Abrogativi e dei loro Promotori in Italia

di Antonio Sacco

Dal 1946 in poi, il referendum ha rappresentato per la Repubblica Italiana uno strumento di democrazia diretta attraverso cui i cittadini possono intervenire nel processo legislativo. Se è vero che il Parlamento esercita la funzione legislativa, è altrettanto vero che grazie all’articolo 75 della Costituzione, il popolo può decidere direttamente di cancellare norme che ritiene inadeguate, ingiuste o superate. Dietro ogni referendum abrogativo, però, non ci sono solo schede e urne: ci sono battaglie politiche, mobilitazioni civiche, firme raccolte, visioni del Paese.

Vediamo insieme i momenti salienti della storia referendaria italiana, con particolare attenzione ai promotori, veri protagonisti di questo percorso partecipativo.


🔹 1974 – Divorzio: la svolta laica

Il primo grande referendum abrogativo della Repubblica fu quello del 1974. Si chiedeva agli italiani se abrogare la legge Fortuna-Baslini che aveva introdotto il divorzio.
Promotori: Gabrio Lombardi, Azione Cattolica, CEI, Democrazia Cristiana (DC), Movimento Sociale Italiano (MSI).
Esito: il 59,3% degli italiani votò No, mantenendo la legge. Un risultato storico che sancì la separazione tra legge civile e morale religiosa.


🔹 1978 – Ordine pubblico e finanziamento ai partiti

Due quesiti per abrogare la Legge Reale (ordine pubblico) e la legge sul finanziamento pubblico ai partiti.
Promotore: Partito Radicale.
Esito: entrambi i quesiti furono respinti, ma aprirono il dibattito su trasparenza e libertà civili.


🔹 1981 – Aborto e Ergastolo

Due quesiti, contrapposti e delicati, riguardavano l’aborto e l’ergastolo.
Promotori: Partito Radicale (per liberalizzare), Movimento per la Vita (per limitare).
Esito: la legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza fu confermata. Anche l’ergastolo restò in vigore.


🔹 1987 – Nucleare e responsabilità civile dei giudici

All’indomani del disastro di Chernobyl, gli italiani votarono contro il nucleare e a favore della responsabilità civile dei magistrati.
Promotori: Partito Radicale, Verdi, Democrazia Proletaria, PSI, PLI.
Esito: tutti i quesiti furono approvati. L’Italia uscì dal nucleare.


🔹 1993 – Fine della Prima Repubblica

Otto quesiti su giustizia, sanità, enti inutili e finanziamento pubblico ai partiti.
Promotori: Partito Radicale, CORID, Mario Segni, Comitato Socialista “Loris Fortuna”, Amici della Terra.
Esito: otto su otto furono approvati. La legge sul finanziamento pubblico fu abrogata (anche se poi reintrodotta).


🔹 1995 – RAI e mafia: due colpi simbolici

Abrogazione del servizio pubblico della RAI e del soggiorno cautelare per mafiosi.
Promotori: Partito Radicale, Lega Nord, Rifondazione Comunista, Verdi, Forza Italia, Alleanza Nazionale.
Esito: entrambi i quesiti furono approvati.


🔹 2009 – Legge elettorale, un’occasione mancata

Tre quesiti per cambiare il “Porcellum”.
Promotori: Mario Segni, Giovanni Guzzetta.
Esito: non fu raggiunto il quorum.


🔹 2011 – Acqua pubblica e nucleare: trionfo della partecipazione

In piena epoca post-berlusconiana, due quesiti su servizi pubblici e energia nucleare.
Promotori: Comitato “2 Sì per l’Acqua Bene Comune”, movimenti civici, ambientalisti.
Esito: oltre il 94% di “Sì”. Storica mobilitazione popolare.


🔹 2022 – Riforma della giustizia

Cinque quesiti su separazione carriere, custodia cautelare, CSM e altro.
Promotori: Comitato “Giustizia Giusta” – Lega per Salvini Premier e Partito Radicale Transnazionale.
Esito: nessun quesito superò il quorum.


🔹 2025 – Lavoro e cittadinanza (in corso)

Due quesiti: uno per abrogare norme del Jobs Act, uno per ridurre da 10 a 5 anni il requisito per la cittadinanza italiana.
Promotori:
CGIL (lavoro)
+Europa, Possibile, PSI, Radicali Italiani, Rifondazione Comunista e molte associazioni (cittadinanza)
Esito: in attesa del voto.


📌 Chi sono i promotori storici dei referendum?

  • Partito Radicale: il motore principale dei referendum dagli anni ‘70 in poi. Divorzio, aborto, diritti civili, giustizia, legalizzazione: i Radicali hanno usato sistematicamente lo strumento referendario per sfidare lo status quo.
  • CGIL: sindacato storicamente attivo nella promozione di referendum su lavoro, pensioni, precariato e diritti sociali.
  • Associazioni civiche e ambientaliste: protagoniste nei referendum su acqua pubblica, energia, nucleare, beni comuni.
  • Partiti politici: variamente coinvolti, da Lega Nord a Rifondazione, da +Europa a Forza Italia, spesso su temi elettorali o costituzionali.

Il referendum abrogativo ha dato voce al popolo, talvolta contrastando le decisioni del Parlamento, altre volte confermandole. È uno strumento di controllo democratico, di mobilitazione civile e, soprattutto, di partecipazione diretta alla vita del Paese.

Ma richiede informazione, consapevolezza e partecipazione. Il pericolo più grande per un referendum, oggi, non è il dissenso: è l’astensione.

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