🗳️ Il Referendum in Italia: Voce del Popolo, Forza della Democrazia
di Antonio Sacco
Dal 1946 a oggi, il referendum ha rappresentato per l’Italia uno degli strumenti più alti di partecipazione democratica diretta. In un Paese in cui la sovranità appartiene al popolo, come recita l’articolo 1 della Costituzione, il referendum diventa il momento in cui ogni cittadino può esprimere un giudizio diretto su scelte fondamentali, al di là della mediazione parlamentare.
Una storia che inizia con la Repubblica
Il primo, epocale, referendum nazionale si tenne il 2 giugno 1946, quando gli italiani furono chiamati a scegliere tra Monarchia e Repubblica. Fu un evento storico non solo per l’esito – la nascita della Repubblica Italiana – ma anche perché per la prima volta votarono le donne. Il referendum del ’46 fu la pietra angolare su cui si fondò la nuova democrazia italiana.
Dal 1974 al 2025: 78 referendum, 27 con esito trasformativo
Ad oggi si sono svolti 78 referendum nazionali. Di questi:
- 72 sono stati abrogativi: strumenti per cancellare, in tutto o in parte, leggi esistenti. Solo 23 di questi hanno avuto esito positivo, portando all’abrogazione effettiva.
- 4 sono stati costituzionali confermativi, previsti dall’art. 138 della Costituzione: 2 hanno confermato modifiche sostanziali alla Carta fondamentale.
- 1 consultivo, nel 1989, ha espresso la volontà del popolo sull’Europa.
- 1 istituzionale, quello del 1946, ha cambiato per sempre la forma dello Stato.
In totale, 27 referendum hanno portato a un cambiamento effettivo, dimostrando che lo strumento è vivo, efficace e capace di orientare le grandi scelte del Paese.
I casi simbolo: dalla legge sul divorzio all’acqua pubblica
Nel 1974 gli italiani furono chiamati a decidere se abrogare la legge che introdusse il divorzio. Il 59,3% votò NO, lasciando intatta la norma. Fu la prima vera prova di maturità per l’Italia repubblicana.
Nel 1987, sull’onda del disastro di Černobyl’, il popolo disse NO al nucleare. Nel 1993 fu abrogata la legge sul finanziamento pubblico ai partiti, col 90% dei voti favorevoli. E nel 2011, oltre il 94% degli italiani scelse di tutelare i beni pubblici, abrogando norme che aprivano alla privatizzazione dell’acqua e al ritorno del nucleare.
Il referendum non è solo uno strumento di protesta
Spesso il referendum è percepito come un “voto contro” – contro una legge, contro una riforma, contro un sistema. Ma è molto di più: è un’espressione positiva di cittadinanza, una scelta informata che richiede conoscenza, consapevolezza e partecipazione. Serve a correggere, a confermare, a migliorare.
Un futuro da rafforzare
Nonostante il valore, lo strumento referendario soffre oggi di scarsa affluenza. Troppi quesiti, una normativa complessa, e la disinformazione rischiano di svuotarne la forza. Ma non è il referendum a dover cambiare: è la cultura della partecipazione che va rigenerata.
In un tempo segnato dalla distanza tra cittadini e istituzioni, il referendum è una chiamata alla responsabilità, una lezione di democrazia attiva. Non un residuo del passato, ma una promessa di futuro.